Valdisole Hotel - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 In Val di Sole i castelli sono rari (Caldés, Croviana, Ossana, Cógolo): ciò deriva dal grande spirito di indipendenza della popolazione e dall'attenta vigilanza di Principi Vescovi di Trento (1004-1802) su quest'area di confine dei loro domini territoriali.
 Con tutta probabilità il castello di S. Michele ad Ossana risale ancora all'epoca dei Longobardi (secoli VI-VIII); ma le prime notizie scritte sono del 1191. Varie famiglie nobili si succedettero nel castello: dapprima si trattava di funzionari vescovili, poi - ad intervalli ricorrenti - dei conti Tirolo-Gorizia. Nel XV secolo l'investitura passò ai de Federici della vicina Val Camonica; quindi agli Heydorf ed ai Bertelli. A cavallo fra '800 e '900 fu comproprietaria del maniero Bertha von Suttner, Premio Nobel per la pace nel 1905 e ninfa Egeria di Alfred Nobel. La posizione del castello è formidabile: uno sperone di roccia quasi inaccessibile da tre lati fa da base alla costruzione recentemente consolidata. Il mastio quadrangolare è punto di riferimento visivo per tutta l'alta Val di Sole.
 Nel paese di Ossana, pieve medievale, c'è la chiesa di S. Vigilio (0463 751203) il vescovo che nei secoli IV e V portò il Cristianesimo nel Trentino): la facciata è arricchita da un protiro rinascimentale; all'interno sia l'altar maggiore che il pulpito sono opere dei Ramus (che con il Lenner ed i Bezzi formavano scuole di scultura lignea di grande importanza per le valli del Noce; le ancone barocche, oggi vanto di molte chiese, sono state scolpite e dorate nelle loro botteghe).
 Una frazione di Ossana porta ancora il nome di Fucine: buona parte del minerale di ferro estratto in Val di Sole veniva qui fuso e lavorato da maestranze lombarde, che influenzarono anche la parlata della popolazione locale. Poco ad Est del paese, ai piedi di una chiesa del 1700, si allarga l'ex-cimitero di guerra austro-ungarico, che diede onorata sepoltura a più di 1400 soldati periti sul fronte del Tonale durante il primo conflitto mondiale. Quel pianoro, su cui sorge il monumento al Kaiserschütze (di Othmar Schrott-Vorst, 1917), ora è diventato Parco della Pace, in segno di fraternità dei popoli.
 Da Ossana una comoda passeggiata conduce nella località di Val Piana. La vista è suggestiva, perché alle spalle giganteggiano le vette del gruppo Ortles-Cevedale (con il Vioz m. 3645), mentre di fronte si apre lo scenario del Gìner (m. 2955), che continua il gruppo della Presanella.
 Nel lontanissimo 29 settembre 1145 furono accolti nel monastero di S. Michele all'Adige i religiosi Agostiniani, chiamati dal Vescovo di Trento Altemanno. Il loro convento, fornito di una preziosa biblioteca, rimase un faro della cultura trentina fino alla soppressione di inizio secolo XIX. Gli Agostiniani furono provetti coltivatori della vite e ne insegnarono i segreti ai contadini locali. Nel 1869 la Dieta Provinciale Tirolese acquistò il caseggiato e lo destinò all'Istituto Agrario (sorto nel 1874), aggiungendo un edificio accanto agli antichi. La parte medievale si articola attorno ad una corte triangolare, abbellita da una loggia e da un chiostro a tre lati. Dal 1972 il complesso monastico d'una volta - esclusa la chiesa barocca (secolo XVIII) - è sede d'un prestigioso Museo etnografico (tel. 0461 650314), che occupa una quarantina di sale. Vi sono raccolti materiali che si rifanno alla storia, all'economia, alla religiosità, al folclore, agli usi della gente trentina. Esperti ed appassionati hanno arricchito il Museo con acquisti e donazioni, perché non vada perduto l'aggancio con il passato.
 Percorrendo le sale d'esposizione, si imparano a conoscere le tecniche della vinificazione, della distillazione, della molitura; l'agricoltura è rappresentata dalla raccolta completa degli attrezzi di campagna; nelle sezioni della metallurgia, della filatura, della ceramica sono visibili gli utensili degli artigiani. Ampio spazio è dato alla lavorazione del legno, all'alpeggio, alla cucina tradizionale. Interessanti i corredi e gli abiti giornalieri e festivi. Tutto ciò rende il Museo un riferimento essenziale per chi vuol conoscere la cultura e la storia trentina. Proseguendo verso Lavis (periferia Nord di Trento), si imbocca la strada della valle di Cembra, raggiungendo Segonzano.
 La località è famosa per le statue che la natura ha scolpito nello sfasciume morenico della valle. Quattro tipologie di "piramidi" rendono unico il paesaggio: le più simpatiche sono quelle ombreggiate dal loro "cappello" di porfido (pesante fino a qualche decina di tonnellate); altre sono disposte come le canne d'un organo, altre affilate come lame. Nella leggenda, si tratta di fate e folletti, pietrificati per una strana magia negli anni d'infanzia del genere umano.
Ciclo pittorico di S. Maria Maddalena in Cusiano
 Non distante da Ossana, a fianco della strada che porta in Tonale, si stende tra il fianco della montagna ed il Noce la frazione di Cusiano, di origine retica (furono rinvenute qui le tracce di un castelliere preromano). Nel centro del paese spicca la preziosa chiesetta dedicata a S. Maria Maddalena (tel. 0463 751203). Preceduta da una singolare cappella in forma di edicola aperta dedicata a S. Rocco, patrono degli appestati, racchiude nell'interno un ciclo di affreschi dipinti a fine 1400 da Giovanni e Battista Baschènis, nativi nel ceppo familiare da Averara in alta Val Brembana (Bergamo). Vi è raffigurata, in toni narrativi molto popolari, su riquadri con didascalie in italiano del Quattrocento, la leggenda della Maddalena e dei suoi congiunti Lazzaro e Marta. Le chiavi di volta all'incrocio con i costoloni presentano gli stemmi di Trento, dei Tirolo e dei de Federici di Ossana, signori del castello di S. Michele. Lasciata la strada del Tonale qualche centinaio di metri più avanti di Cusiano, ci si inoltra in Val di Pejo (la Valletta per antonomasia); in fianco sinistro - però sulla destra del Noce - si sale a Comàsine, un tempo famosa per le miniere di ferro. Dal paesino una stradicciola porta alla spianata dove sorge la chiesa di S. Lucia (tel. 0463 754042). È una località intensamente romantica, e non solo perché l'edificio sacro domina il vecchio cimitero, ma anche per la visione che l'arco delle montagne altissime permette da quassù. I tre ricchi altari della chiesa di S. Lucia (che risale al XV-XVI secolo) e che forse furono donati dai minatori, sono custoditi nella chiesa di S. Matteo in Comàsine; vengono concordemente ritenuti fra i più preziosi di tutta la Val di Sole. Ritornati sulla strada di valle, si prosegue per Celledizzo. Al campanile della parrocchiale è addossata la cappella di S. Antonio, interamente ornata degli affreschi dei Baschènis.
 Quasi confinante con il villaggio troviamo l'abitato di Cógolo, con la antica chiesa dei ss. Filippo e Giacomo (notevoli gli affreschi esterni) ed il palazzotto dei Migazzi. Questi nobili minori, originari dalla Lombardia, si stabilirono in paese verso la metà del 1400. Il più noto dei Migazzi fu Cristoforo (1714-1803), vescovo di Vienna, e poi cardinale, per 46 anni.
 Lungo la strada che conduce a Malga Mare, punto di partenza di escursioni verso il gruppo Ortles-Cevedale, poco oltre Cógolo ci si imbatte nella chiesetta di Pegaja, anteriore al 1500, unico resto del paesello omonimo, distrutto forse da una frana nel XV secolo. Sulla parete esterna campeggia S. Cristoforo, patrono dei viaggiatori e protettore contro la morte improvvisa per chi lo guarda con devozione.